Le pensioni che verranno – Il destino dei “contributivi puri”
Il tema delle pensioni è ogni anno oggetto di interventi da parte della Legge di Bilancio, generalmente focalizzati sull’immediato, ossia sulle possibilità di accedere alla pensione per i lavoratori giunti al termine della propria carriera lavorativa.
Rimangono invece solitamente fuori dal dibattito pensionistico le sorti di coloro che sono attualmente all’inizio o nel pieno del proprio percorso professionale.
Non prive di rilievo sono dunque le modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio per il 2025 alla disciplina delle pensioni per i c.d. “contributivi puri”, ossia i lavoratori il cui primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996).
Come noto, per tali soggetti è prevista quale condizione per l’accesso alla pensione di vecchiaia, oltre alla maturazione dei requisiti di 67 anni di età e 20 anni di contributi, anche il raggiungimento di un importo minimo di rendita pensionistica in ragione dei contributi versati pari al valore dell’assegno sociale. Ove tale valore non venga raggiunto, questi lavoratori possono accedere alla pensione con 71 anni di età e 5 anni di contributi, senza importo minimo. Tra l’altro i requisiti anagrafici saranno soggetti ad adeguamenti sulla base dell’incremento della speranza di vita dall’anno 2027.
Per quanto riguarda la pensione anticipata, per la quale nella versione “ordinaria” sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne– requisiti soggetti ad adeguamenti sulla base degli incrementi della speranza di vita da 1/2027- per i contributivi puri è prevista anche una pensione anticipata “speciale” per la quale sono richiesti 64 anni di età e 20 anni di contribuzione effettiva (con adeguamento in base all’incremento della speranza di vita da 1/2027), nonché il raggiungimento di un valore soglia della rendita pensionistica pari a 3 volte il valore dell’assegno sociale (con riduzioni per le lavoratrici madri), e con previsione di un cap alla rendita pensionistica fino all’età per la pensione di vecchiaia.
Per i contributivi puri, l’accesso a pensione anticipata – ordinaria o speciale – è sempre soggetto ad una finestra di tre mesi.
Da tempo viene rilevato dagli operatori del settore che la maturazione dei valori soglia sopra richiamati non sarà affatto scontata, in particolar modo per i lavoratori che hanno avuto percorsi professionali discontinui, con il rischio che l’effettivo accesso a pensione per questi soggetti possa davvero avvenire solo al raggiungimento dell’età di 71 anni (o alla maggiore età derivante dagli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita).
Proprio per tentare di offrire una soluzione a questa criticità, oltre che per favorire l’adesione dei lavoratori alla previdenza complementare, la Legge di Bilancio per il 2025 prevede la possibilità per i lavoratori che abbiano aderito ad un fondo pensione e optino per l’erogazione delle prestazioni di previdenza complementare in forma di rendita, di chiedere il computo (figurativo) di tali prestazioni ai fini del raggiungimento dei valori soglia di rendita pensionistica sopra richiamati.
Certamente si tratta di una misura positiva, che tuttavia deve immediatamente scontare le necessità di finanza pubblica. Infatti, la stessa Legge di Bilancio ha previsto che nel caso in cui il lavoratore eserciti l’opzione per il computo della rendita di previdenza complementare, il requisito contributivo richiesto per l’accesso alla pensione anticipata dei contributivi puri è elevato di 5 anni a decorrere dal 1.1.2025 (quindi, a 25anni di anzianità contributiva), e di ulteriori 5 anni a decorrere dal 1.1.2030 (quindi, a 30anni di anzianità contributiva, oltre all’adeguamento sulla base dell’incremento della speranza di vita nel frattempo registrato). Inoltre, in questo caso, il trattamento pensionistico non è cumulabile fino al raggiungimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia con i redditi da lavoro dipendente o autonomo ad eccezione di quelli derivanti da prestazioni autonome occasionali nel limite di € 5.000 annui.
La Legge di Bilancio ha anche previsto che, qualora nel corso del monitoraggio di tale opzione emergano oneri maggiori rispetto a quelli previsti, con decreto del Ministero del Lavoro e del MEF verrà introdotta una percentuale minima per la pensione di base (pubblica) così come verranno elevati i valori soglia e potranno essere altresì previsti ulteriori periodi di differimento (finestre) per l’accesso alla pensione.
Non priva di interesse è poi la novità introdotta dalla legge di bilancio per il 2025 che offre la possibilità ai lavoratori con primo accredito contributivo decorrente dal 1.1.2025 di versare una contribuzione aggiuntiva a proprio carico nel massimo del 2%.
Tuttavia, in modo non del tutto coerente con quanto sopra evidenziato, è stato previsto che la quota di pensione derivante dal pagamento della contribuzione aggiuntiva non verrà computato ai fini del raggiungimento dei valori soglia richiesti per l’accesso alla pensione e ne potrà essere richiesto il pagamento solo al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia.
Non solo. Mentre la contribuzione obbligatoria versata dai lavoratori è integralmente deducibile dal reddito ai fini fiscali, per tale contribuzione aggiuntiva volontaria viene prevista la deducibilità nella misura del 50%.
Sono stati quindi posti dei vincoli che, pur essendo giustificati da ragioni di finanza pubblica, rischiano di rendere davvero poco appetibile questo strumento.
Si tratta in conclusione di primi (timidi) tentativi di affrontare il problema delle pensioni del futuro.
Un primo passo verso le pensioni che verranno.